Paolo Nicolato è un uomo vero, dice quello che pensa senza troppi giri di parole…
È un allenatore profondamente ispirato dall’amore per il calcio, il classico “animale da campo”, uno di quelli che sta bene solo sul rettangolo verde.
Trovate la bio completa qui: https://www.figc.it/it/nazionali/azzurri/under-21/staff/paolo-nicolato/
Come pensiero cardine del suo essere c’è “l’etica del lavoro”, unico modo possibile per raggiungere un obiettivo…e per provare a realizzare un sogno.
Ciao Mister…
- Come stai-come ti senti in questo periodo?! Quali sono i prossimi appuntamenti della tua Under 21?!
“Questo è un periodo nel quale io ed il mio staff ci stiamo dedicando a studiare giocatori e strategie in vista dei prossimi impegni, non è facile ma vogliamo essere pronti a qualsiasi evenienza viste anche le difficoltà del momento. A fine marzo abbiamo un doppio appuntamento, il primo in Serbia ed il secondo a Reggio Calabria con l’Ucraina, sono due amichevoli importanti perchè sono le ultime prima delle finali del campionato Europeo di giugno. Sarà l’occasione per vedere anche qualche ragazzo nuovo …
- Che aspettative hai per questi europei? Cosa si aspettano(tifosi-addetti ai lavori) da voi?!
“Il momento del calcio italiano, inteso come giocatori italiani, non è felicissimo. Tantomeno quello dei ragazzi, ne giocano veramente pochi e trovarli pronti per il livello internazionale risulta complicato. Ma vogliamo avere l’ambizione di inseguire il nostro sogno, che è quello di qualificarci per l’olimpiade di Parigi 2024. Siamo assenti da quasi un ventennio, arrivarci è complicato ma ci vogliamo provare ed è necessario raggiungere almeno la semifinale del campionato Europeo. Non siamo stati fortunati nel sorteggio ma contiamo di essere competitivi e non vogliamo lasciare niente di intentato. Molto dipenderà anche dai giocatori che avremmo a disposizione e dalle loro condizioni di forma in qual momento
- Ad oggi cosa ti è rimasto più nel cuore della tua esperienza con la Nazionale?!
L’esperienza internazionale mi ha dato un bagaglio di conoscenze che mai avrei potuto avere rimanendo all’interno dei nostri confini. Si impara molto, l’Europa calcistica è in grande evoluzione e stimola a nuovi orizzonti, sia tattici che gestionali. E’ un sistema che va molto veloce, forse più che in Italia, e c’è grande preparazione sotto tutti i punti di vista. Dal punto di vista emotivo poi, nulla è più gratificante che rappresentare il proprio paese: il momento dell’inno nazionale non riesco a descriverlo, regala sensazioni che solo chi le ha provate può capire
- Com’è la situazione del calcio italiano? Dove dobbiamo migliorare?!
Ci sono due cose che a mio avviso, al di là di tutte le considerazioni economiche e strutturali, ci rallentano: la prima è la convinzione di essere ancora i migliori, la seconda è l’incapacità di vedere oltre all’oggi. Essere l’Italia non dà garanzie di successo, quello bisogna guadagnarselo con le idee ed il lavoro. Va ridata importanza al merito e alle competenze, questo è un momento cardine dove gli altri paesi hanno cambiato marcia e noi non dobbiamo esitare, altrimenti ci vorrà molto tempo per recuperare
- Hai visitato tanti paesi e società, qual’è quello o quella che ti ha impressionato di più e perché?
I paesi del nord stanno lavorando molto bene, investono in strutture e programmi oltre che in professionalità. Rimane la grande capacità di Portogallo e Spagna di “produrre giocatori”, mentre Francia, Inghilterra e, in parte, la Germania si contraddistinguono per far giocare molti ragazzi. Il nostro è il campionato più vecchio e i ragazzi tra i 18 e i 23 anni giocano molto meno di tutti i coetanei europei. Abbiamo bisogno di una sforzo culturale, perchè un sistema che non si cura dei propri giovani è destinato a fallire
- Quando hai iniziato ad allenare, ti saresti immaginato di essere dove sei ora?
No, il calcio è la mia vita e la mia passione, non mi sono mai posto traguardi ma ho cercato di viverlo fino in fondo con grande spontaneità e curiosità. Sono stato fortunato, ho cercato di fare del mio meglio e lungo la strada mi sono aperto a idee diverse dalle mie. Dentro sono ancora il dilettante che ha cominciato alla fine degli anni 80 e che contemporaneamente lavorava, ogni tanto mi guardo indietro e sono grato di quello che ho avuto
- Cosa vuol fare Paolo Nicolato da “Grande”?!
Da grande voglio continuare a fare ciò che mi rende felice, indipendentemente dalla categoria o dal contesto, penso sia un grande privilegio