Quando, nel 1969, Neil Armstrong posò il suo piede sulla Luna pronunciò questa frase, che col tempo è diventata emblematica di quei momenti in cui il gesto di una persona, all’apparenza anche banale, come un passo, avrebbe assunto connotati ben più significativi per l’umanità intera.
Compiere un passo sulla Luna non significa allontanarsi dalla realtà, o ancor peggio: dalla verità; significa oltrepassare i propri limiti, intraprendendo la via invisibile della conoscenza, con coraggio, in un territorio della verità a noi ancora sconosciuto.
Jakub Jankto ha intrapreso questa via per sé, ma come ogni atto di genuina umanità, gli esiti del suo viaggio, ora condivisi, divengono un seme di verità che può dare frutto a tutta la comunità umana. Certo, a patto che siamo abbastanza altruisti da permettere alle verità degli altri di attecchire su questa Terra, e germogliare come tenere ed essenziali gemme di sincera umanità.
Con rispetto e con l’augurio di saper perdonare chi dimostrerà di aver bisogno che altri passi vengano compiuti, per accorgersi di tutti i colori della luce, salutiamo con affetto Jakub Jankto e ci ascoltiamo, pensando a lui, quella magnifica canzone di David Bowie, che recita così: «C’è un uomo delle stelle che sta aspettando in cielo, gli piacerebbe venirci a trovare ma teme di lasciarci a bocca aperta, c’è un uomo delle stelle che sta aspettando in cielo, ci ha detto di non rovinare tutto perché sa che ne vale la pena, […] guarda fuori dalla finestra, posso vedere la sua luce, se riuscissimo a brillare, potrebbe atterrare questa notte» (Starman, 1972).
#Viva chi cammina sulla Luna e porta frutti per tutti sulla Terra